Pedro, mi aiuti per favore?
A far cosa Giatt?
Non riesco a farmi raccontare niente su quella partita. Non c'è verso, non parla.
È in silenzio stampa, lo sai.
Lo so, ma non ho ben capito cos'è questo silenzio stampa. Lei cosa c'entra con la stampa?
Ma niente, è un modo di dire.
Per dire cosa?
Che non vuol dire, non ne vuol parlare e una specie di rito scaramantico.
Cioè?
Uno scongiuro, un gesto simbolico per allontanare la sfortuna. Anche questo ti devo spiegare?
Eh, sì. Tu parli difficile e io non capisco. Lo sai che sono un'anima semplice!
Sì, lo so, sei un po' Bagonghi.
E chi è questo Bagonghi?
Uno buffo ma buono e simpatico, come te.
Ah, ecco. E poi che ne so io di riti scara... scaramacai!
Scaramantici! Scaramacai è un'altra cosa ancora, ma non mi chiedere di spiegartela.
No, no, figurati. A me interessava sapere della partita, la finale del ***; sempre se ti va, eh.
Certo che mi va, mi va sempre di ricordare momenti belli vissuti insieme.
Dicevi anche di Sgrufi...
Oh sì! Dunque, eravamo in campeggio che in quel periodo era ancora pochissimo abitato. La nostra postazione era ormai ultimata in tutti i dettagli, antenna compresa. Avevano trovato insieme (lui abbarbicato, lei sul camper a controllare lo schermo: si vede? no.. sì! Fermo così!) la sintonizzazione perfetta per vedere la televisione. Più di tutto importava la partita, la finale contro il Bayern. Il resto, se c'era bene, altrimenti potevamo sempre stare in riva al mare a guardare le stelle.
Ma chi era Sgrufi?
Un momento! Ora te lo spiego. L'antenna alla fine stava su un palo della recinzione che separava il campeggio dalla pineta confinante. E in pineta abitavano gli animali selvatici: una volta abbiamo visto anche una volpe, bellissima, elegante, con una gran coda... e c'erano i cinghiali. Sgrufi era una femmina, poco più grande di me come dimensioni, quindi giovane e confidente. Si avvicinava alla recinzione perché i campeggiatori le lasciavano del cibo.
Ma non si deve!
Eh, lo so. Però pane secco, avanzi di frutta, insomma Sgrufi arrivava lì per mangiare.
Ma come facevi a sapere che si chiamava Sgrufi?
L'abbiamo chiamata noi così: che fa il cinghiale, come il maiale del resto? Grufola, e quindi Sgrufi.
Ma tu, questa Sgrufi...
Ci siamo annusati attraverso la rete: lei di là, io di qua.
E non c'è una foto?
No, non avevano il telefono sotto mano e poi si è trattato di pochi momenti, un tempo che hanno preferito godersi dal vivo, con gli occhi, invece di filtrarlo con un obiettivo.
“Filtrarlo con un obiettivo”... caspita, se sei filosofo!
Lo sai adesso?
No, no. Lo so da sempre. Ma com'era Sgrufi?
Simpatica, buona, innocua, confidente purtroppo per lei.
Perché?
Qualche tempo dopo non si è più vista. Le avranno sparato.
Che brutta cosa. Ci penso anch'io quando sento il cinghiale che gironzola intorno all'orto. Lo annuso anche e so che non si avvicina. Forse perché ci sono io.
Non credo, sai, Giatt. È più probabile che abbia preso una scossa dal pastore elettrico quando ci ha provato.
Oh, sì, fa un male cane. L'ho sfiorato una volta che era bassissimo. Mi sono spaventato e ho pianto tanto.
Ad ogni modo, meglio una scossa elettrica che li allontana di un laccio infido che li strangola o di una rete che li intrappola in attesa del colpo di grazia. Va bene, dai parliamo della partita.
Stavo per dirtelo, anche perché lei è già così triste per questa storia dei cinghiali...
In realtà di quella finale non ricordo moltissimo: il tempo non era bellissimo e per evitare di bagnarsi o farsi mangiare dalle zanzare avevano deciso di star sul camper a guardarla, noi tre da soli. Non ho memorizzato granché a parte la gioia ai gol di Milito: al primo saltavano tutti e due, poi lui ha patito fino al secondo quando è esploso in un urlo che penso abbia percorso la costa da Santa Teresa di Gallura a Bonifacio per rimbalzare sotto forma di eco alla Pelosa e tornare lì, a Vignola.
Una gioia grande, insomma.
Grandissima! E non ti dico tutti i messaggi scambiati con gli amici nerazzurri e le immagini della squadra con il capitano raggiante, la coppa sollevata, tutti che si abbracciavano e ridevano e piangevano e io – come per la semifinale – saltavo e ballavo e giravo in braccio a lei.
Capiterà anche a me?
Ah, questo non me lo chiedere perché non lo so e anche se lo sapessi... starei anch'io in silenzio stampa.