11 settembre

Amo i numeri pari perché sono equi.
Amo gli anniversari perché hanno accompagnato gran parte della mia vita, creando occasioni di studio e lavoro.
Amo l’11 perché accomuna nel giorno del compleanno me e papà (oltre a un’amica d’infanzia, con lei anche il mese).
Non è propriamente una scadenza piena ma, con l’ottimismo [è ironico] che a volte mi prende, mi son detta: e se nel 2026… quindi, cogli l’attimo, let it be (pochissimi comprenderanno questa seconda citazione e li prego vivamente di non esplicitare spiegazioni per ora, grazie; ci sarà modo).
Amo questa mia foto anche perché, oggi, per molti aspetti, quasi non mi riconosco.
Eppure, ero così, nel 1976, a vent’anni…
Già, a quei tempi, pensare il 2000 aveva il sapore della fantascienza, ma ci sono arrivata, l’ho superato e, anzi, proprio il nuovo millennio ha impresso alla mia esistenza una svolta determinante.
Mi gusto la pienezza di questo vivere a Levanto, con mio marito, il nostro Giatt, i nostri amici.
A tutti loro va il mio grazie per gli auguri che in vario modo mi sono arrivati.
Laboriosità, volontà, perseveranza, empatia, accoglienza sono alcune caratteristiche che uno di loro mi ha riconosciuto; altri - grazie a un involontario errore - mi hanno festeggiato addirittura due volte con tanto di rappresentazione a braccio, come solo quelli bravi sanno... [e loro sono bravi davvero!].
Non potrei essere più contenta, anzi, felice.
Vi voglio bene, vi abbraccio e spero di riunirvi presto in una occasione di festa.