il bello delle parentesi

Quando si dice di un libro: l’ho letto d’un fiato, è scorrevole (e poi, scorrevole? È anche ambigua come aggettivazione) cosa significa? 
Ebbene, questo libro, La casa delle madri di Daniele Petruccioli, io non l’ho letto d’un fiato: ha richiesto tutta la mia attenzione: logica (per non perdere il senso del racconto che apre continue parentesi, non utilizza dialoghi, squinterna del tutto il consueto ordine temporale) e affettiva per il continuo immedesimarmi con i diversi personaggi nella loro evoluzione: Elia e Ernesto (i figli, fratelli gemelli) da bambini ad adulti; Sarabanda e Speedy (i genitori) da adolescenti ad adulti che provano a essere responsabili; Ilide, Nina e il notaio (i nonni) da figure di inevitabile riferimento a presenze costanti nelle eredità lasciate.
L’avevo scelto perché titolo e copertina mi suggerivano un approfondimento di temi a me cari: i rapporti familiari, il ruolo delle case in cui abitiamo, ataviche e no, con ambienti che accolgono o incutono timore o suscitano insofferenza, la funzione degli oggetti nel preservare la memoria, l’intrico delle relazioni e dipendenze affettive che in una famiglia si crea, si ingarbuglia e spesso non si dipana. Li ho trovati tutti, anche se di primo acchito (mi aspettavo, senza motivo, una sorta di saga) ha provocato in me, in realtà, una prima reazione di lieve fastidio poi mi ha incuriosita per la ricerca di una trama nel labirinto delle parentesi (eppure la copertina mi aveva avvertito).
Tuttavia, la trama è presto rintracciabile nello svolgersi del ciclo vitale: cambiano qui i tempi e i punti di vista e ciò che il lettore già conosce (perché già accaduto e riferito) arricchisce la compenetrazione con il racconto, che è riduttivo definire minuziosa analisi psicologica, continua riflessione, costante rimando a temi generali: il femminismo, il ruolo e il senso del maschile, il contrasto tra diversità e normalità, la malattia corrosiva e il modo di affrontarla o combatterla, spesso inutile, la possibilità di trovare un pertugio per uscire dal labirinto degli affetti.
Insomma, mi ha conquistata. Ma l’autore ha detto di questo suo libro «che non cerca affatto di conquistare il lettore. Piuttosto va alla ricerca di un lettore che sia un po’ come lui» (https://culturificio.org/la-casa-delle-madri-di-daniele-petruccioli-una-recensione-e-qualche-domanda.... ). 
Quindi?
Lo terrò a portata di mano, tra i preferiti; anche perché non si può dimenticare quella gatta, rimasta rinchiusa e infine «tolta dalla sua prigione» …