«il cortile ombroso dei disperati»


Il preside di Marco Lodoli racconta di un preside preda di se stesso.
Cattura due ostaggi - la professoressa Micheli e il ripetente Giorgio Giovanardi, che aveva distrutto a calci la macchinetta delle merende e dell’acqua, totem della ricreazione - e con loro si barrica nell'istituto scolastico di cui è preside.
È impazzito?
L'assedio delle forze dell'ordine lo stringe; si incarna nella voce del commissario, che prova a evitare il peggio, mentre si sente, fuori, la baraonda della comunicazione, la stessa che si vede e si sente "in tivvù".
L'anonimo preside tenta la fuga per anditi segreti.
Le sue giovani illusioni perdute sono andate in fumo sulla Prenestina con i quadri rossi, tutti rossi, di Eugenio amico di sempre, che va a caccia per camminare tra i boschi e spara con la bocca (boom) al vecchio cinghiale, poi con una carezza lo incoraggia a nascondersi.
Il suo amore elettrico e giovane per Carola, nato sulla soglia dell’Università, si è spento nella vana ricerca di un figlio: dopo vent’anni, lei si spiegherà con un biglietto sgrammaticato lasciato sul tavolo.
Voleva diventare uno scrittore, ma si è rassegnato alla sconfitta.
È diventato preside grazie ad un atto disonesto, sul quale indagano gli ispettori ministeriali, stupiti dal suo operato stravagante, che persino gli studenti non comprendono, tranne poche irrilevanti eccezioni.
Il preside rifiuta l’offerta ministeriale di una via d’uscita defilata; affoga nell’alcool la disperazione di sentirsi un toro con uno sperma inutile e si trasforma in Minotauro per difendere «lo spazio ridotto della propria vita interiore».
La cultura è davvero «il cortile ombroso dei disperati»?
La scuola è davvero «un tempio sfasciato ma sacro dove avvicinarsi al mistero della vita, giorno dopo giorno, prima che la maturità sgretoli definitivamente le sue colonne e cancelli ogni verità»?
Un romanzo breve che si legge d’un fiato, parole dense, una visione metafisica della scuola che si materializza, come sgorgando da una sorgente, nel flusso di coscienza di un uomo che prova ad opporsi, a cambiare, a cercare il senso dell’esistenza e della sua precarietà.