Liù
Edmondo Berselli, la sagoma di un cane – Liù (e viene in mente Puccini, o gli Alunni del sole) – e una parola simpatica (biografia): questo libro Liù. Biografia morale di un cane cattura subito l'attenzione. La quarta dice trattarsi della biografia di Liù, ma soprattutto dell’idea di cane.
Un saggio? Di più!
È un tappeto volante che porta sulla filosofia, la storia, la musica, il costume… tutto. Ad imprimere la direzione a questo bellissimo tappeto è l’autore, ma in mano ha il guinzaglio che lo lega a Liù e, come sa molto bene ogni bipede dotato di quadrupede, è lei che porta e trasporta.
Gli scettici, o gli apparenti tali, capitolano quando prendono coscienza che il cane possiede «lo stigma dell’individualità», quando comprendono che «il segreto del rapporto fra gli umani e i non umani consiste nel trovare corrispondenze percettive aperte», quando si ritrovano (anche nel senso che ritrovano sé stessi) ricondotti a «stare immers[i] nelle cose e cercare soluzioni parziali», quando infine trovano conforto nella pancia morbida e calda del loro cane, nello specifico di Liù.
Tra i tanti i virgolettati da trascrivere, scelgo questo:
«Mi auguro davvero che avesse ragione l’amletico papa Montini, quando diceva che alla destra del Padre, nel giorno del giudizio, rivedremo nella gloria di Dio i «nostri» animali. Ci sarebbe soltanto da intendersi su quel possessivo «nostri», parola ermeneuticamente fortissima e ambigua. […] Nostri perché ci sarebbe forse un principio di convivenza implicito nella creazione, di cui siamo tutti partecipi, ognuno con differenti scintille di divinità, con anime dotate di sfumature diverse, ma forse intrise di una sostanza non dissimile?» (pag.81).