mi piace il blu, ma

Ho trovato faticoso seguire il flusso di coscienza di Ginevrablù, adolescente tormentata, con una personalità divisa, un’anima bucata come la maglietta in cui infila ossessivamente le dita, ossessionata da piccole manie, da problemi di relazione, purtroppo diffusi.
Sono arrivata in fondo a blu, di Giorgia Tribuiani, grazie al «chilometro cinquantacinque», lo stesso del ringraziamento conclusivo dell’autrice che mi ha restituito interi – credo – senso e sostanza del suo lavoro. Ho letto, cioè, con la tentazione di fermarmi e, tuttavia, qualcosa arrivava in soccorso per spingermi a proseguire.
«Blu è performance» avverte Alice Cappagli nella quarta di copertina. Concordo, tuttavia non ho provato il medesimo coinvolgimento testimoniato in quasi tutte le recensioni che ho letto.
I momenti che ho preferito sono quelli in cui si ricreano ambientazione, atmosfera, relazioni scolastiche. Di certo è un libro che induce a riflettere, di sicuro squinterna le tecniche di narrazione ed è per questo istruttivo, ma onestamente non lo rileggerei.