nodi pericolosi

Leggendo Salvo incidenti morirò di empatia, mi è parso strano immaginare Lisabetta Mugnai, la cui empatia è per me strettamente connessa ai nostri amati cani, senza loro intorno; eppure, in questo libro è così: la vicenda che racconta in prima persona (autobiografica o molto vicina ad esserlo, se non ho compreso male) si concentra tutta sugli umani.
Come il titolo lascia intuire, è la storia di un amore, vissuto in modo distorto, ma non voglio dire di più perché anticiperei troppo e guasterei il coinvolgimento che cresce con il voltare delle pagine.
Forse perché siamo coetanee e, ho scoperto leggendo, abbiamo lavorato nel medesimo ambiente pur con ruoli diversi, ho ritrovato le atmosfere e le aspettative degli anni in cui si iniziava a “produrre” senza perdere il gusto per lo studio, mentre vivere da soli era un affrancarsi dalla famiglia che iniziava ad andare stretta. Questo è però un aspetto che mi è rimasto estraneo. Ricordo invece benissimo il terrore suscitato dalla vicenda del mostro di Firenze e la preoccupazione dei miei genitori che mi potessi trovare in situazioni e luoghi potenzialmente pericolosi, nonostante abitassi a Milano; qualche altro mostro avrebbe sempre potuto essere in circolazione… Ma, come spesso accade, i mostri sono più vicini di quanto si pensi, annidati proprio nel luogo e tra gli affetti deputati a proteggere; talvolta inconsapevoli; difficili in ogni caso da riconoscere.
Dove finisce la volontà? Dove iniziano lo straniamento, la malattia, l’insania? Come possono convivere sensibilità e crudeltà?
Posso dire che una considerazione è stata preponderante tra le molte sollecitate da questa lettura: se nulla forse si può sui meccanismi malati di una mente e di una personalità, di sicuro le cure familiari, l'educazione, la cultura a loro sottesa, sono determinanti nello sviluppo delle persone e spesso purtroppo arrecano danni irrimediabili.