ritrovarsi

Leggendo recensioni qui e là su Padri e figli di Ivàn Turgenev, ne ho trovata una (firmata con un nickname) che sancisce – non si comprende dall’alto di cosa – quanto questo romanzo non regga (sic) al passare del tempo; a sostegno dell’affermazione, si cita l’assenza di figure femminili determinate. Mi chiedo come si possa leggere questo libro fuori dal contesto storico, ma non sono un critico letterario e le mie “note a margine” esulano da questo ambito.
A proposito di note a margine: rileggere è per me una splendida abitudine, fonte di nuove riflessioni e piacevoli sorprese. Ricordavo quanto mi fosse piaciuto questo romanzo e di averlo letto ai tempi del liceo, ma non ricordavo con precisione quando. È stato bellissimo trovare, annotate a matita, datate giugno 1972, alcune mie riflessioni sui figli, sui loro amori, sul loro impegno politico. Ed è stato bellissimo ritrovarmi, mutata su alcune opinioni, ma sempre la stessa nella sostanza delle convinzioni.
La mia rilettura da “over 60” ha spostato l’attenzione sui padri non perché la genitorialità mi appartenga: non ho figli; ma per la tenerezza di cui Turgenev inonda i padri.
L’ho sentita correre lungo tutto il racconto fino al culmine delle pagine del capitolo XXI, quando i genitori di Bazarov accolgono il figlio nella loro casa, dopo lungo tempo e, inspiegabilmente per loro, lo vedono ripartire poco dopo, portato via dalla noia, dal disagio, dal tormento dell’età, dall’amore non corrisposto per una donna, da un atteggiamento sprezzante che pare non ferirli; tanto consente loro l’adorazione per il giovane. In ogni “padre”, anche quando non lo è come Pavel Petrovič, ho letto la saggezza, l’esperienza, la delicatezza del rispetto che spesso i “figli” dimenticano e Bazarov ritrova quando torna da loro, a casa. Amo queste pagine. Forse perché ricordo il mio “dilemma” di adolescente divisa tra l’amore per i miei genitori, con una spiccata preferenza, e il desiderio di stare con i miei coetanei. Non ho trovato note a margine in proposito: forse temevo di essere smascherata.