una rivoluzione necessaria
Vanno in onda questa sera le nuove puntate di Indovina chi viene a cena, le inchieste condotte da Sabrina Giannini e dal suo gruppo di professionisti.
Perciò mi fa piacere riproporre la nota a margine, scritta qualche tempo fa, al suo interessante libro: La rivoluzione nel piatto.
Ricordo quando Professione Report andava in onda se non sbaglio la domenica. A casa seguivamo attenti l’inchiesta, ci guardavamo in faccia più o meno stupiti, coinvolti dalla rivelazione o dall’approfondimento. La delusione arrivava il lunedì mattina: tutto come prima. Perché nulla cambiava? Eppure, ci sarebbe stato da far la rivoluzione!
E non è cambiato niente, o quasi. Ci vorrebbe ancora una rivoluzione, anche in senso etimologico. Non servono forconi, basta una forchetta, ma bisogna saperla usare. Dobbiamo! È un imperativo morale, un dovere civile, un dovere verso noi stessi, per la salute, nostra e degli animali e delle colture e dell’ambiente che sono nostro patrimonio.
Sistema e politica, "principe azzurro e principessa", si lanciano spensierati nelle danze, interessati solo a tenere il tempo, il loro. Ci calpestano in ogni modo, ci avvelenano, ci irridono; ci danno dei matti. E noi? Obesi e malati. Anche zitti, muti e proni?
E non è cambiato niente, o quasi. Ci vorrebbe ancora una rivoluzione, anche in senso etimologico. Non servono forconi, basta una forchetta, ma bisogna saperla usare. Dobbiamo! È un imperativo morale, un dovere civile, un dovere verso noi stessi, per la salute, nostra e degli animali e delle colture e dell’ambiente che sono nostro patrimonio.
Sistema e politica, "principe azzurro e principessa", si lanciano spensierati nelle danze, interessati solo a tenere il tempo, il loro. Ci calpestano in ogni modo, ci avvelenano, ci irridono; ci danno dei matti. E noi? Obesi e malati. Anche zitti, muti e proni?
Non si possono sintetizzare qui più di vent’anni di inchieste, le più recenti in Indovina chi viene a cena: bisogna leggere.
Bisogna sapere, per non farsi truffare dall’apparenza del marchio, per non lasciarsi turlupinare dalle formule etichettate.
Bisogna supportare chi si arma di cinepresa, di parole mirate, di argomentazioni sostenute da elementi probanti, chi racconta e spiega come e perché sottrarci alla seduzione della trinità zucchero-grasso-sale; a che anno si fermano i dati ufficiali dell’ISS sul consumo dei grassi saturi (2005-2006: che coincidenza: gli stessi anni delle recenti inchieste sui piani anti-pandemia); qual è il profumo della fregatura sull’etichetta; cos’è il Lepeophteirus salmonis che divora i salmoni negli allevamenti, a sua volta combattuto con il lompo (lo stesso delle uova di lompo?).
Ricordo che succhiavo le bustine del caramello usato per il creme caramel che mi preparavano da bambina… e ricordo che qualche anno fa a un certo punto la salsa di pomodoro mi procurava bruciore di stomaco, nonostante la marca blasonata. Certo, se usano l’etilene – cancerogeno – per ottenere una maturazione uniforme dei pomodori, sono fortunata se mi fermo al bruciore.
Sul pomodoro ogni riga di questo libro provoca un sobbalzo, come quando documenta sulle galline, le uova, il riso, il miele. E le api? Spiate per replicarle, perché dopo averle distrutte saranno sostituite da robot. E così gli “scienziati” incollano dei ripetitori «sulle loro piccole teste e sulle nostre coscienze».
Bisogna impiegare tempo e pazienza per scovare chi lavora con scrupolo, produce puntando all’ottimo. C’è ancora, esiste e combatte. Una volta trovato va però sorretto: saranno prodotti più costosi? Sì, ma li introduciamo nel nostro corpo. Importerà qualcosa! Diranno che siamo ortoressici: fissati, ossessionati dal mangiare sano. Ma dai: voler evitare di farsi avvelenare, voler essere sani è un’ossessione?
Profilo etico e passione civile innervano queste pagine, forse più ancora delle immagini sullo schermo; mi spiego con un esempio: ricordo le api con il ripetitore in testa ma all'immagine raccontata con i tempi della tv si è sovrapposta la frase che me l'ha ricordata. Ora è davvero indelebile.
Sul pomodoro ogni riga di questo libro provoca un sobbalzo, come quando documenta sulle galline, le uova, il riso, il miele. E le api? Spiate per replicarle, perché dopo averle distrutte saranno sostituite da robot. E così gli “scienziati” incollano dei ripetitori «sulle loro piccole teste e sulle nostre coscienze».
Bisogna impiegare tempo e pazienza per scovare chi lavora con scrupolo, produce puntando all’ottimo. C’è ancora, esiste e combatte. Una volta trovato va però sorretto: saranno prodotti più costosi? Sì, ma li introduciamo nel nostro corpo. Importerà qualcosa! Diranno che siamo ortoressici: fissati, ossessionati dal mangiare sano. Ma dai: voler evitare di farsi avvelenare, voler essere sani è un’ossessione?
Profilo etico e passione civile innervano queste pagine, forse più ancora delle immagini sullo schermo; mi spiego con un esempio: ricordo le api con il ripetitore in testa ma all'immagine raccontata con i tempi della tv si è sovrapposta la frase che me l'ha ricordata. Ora è davvero indelebile.