Le poesie di Tonino Saporiti sono naif: credo sia una definizione corretta, quella data da Maurilio Riva nella postfazione. Dico credo perché io non sono un critico letterario né ho sufficienti competenze per individuare una categoria e catalogare. Sono però un lettore, se non forte, di sicuro assiduo e sono stata educata alla lettura, anche delle opere pittoriche. Posso quindi dire che ho avuto la stessa impressione.
L'ambiente in cui queste poesie si muovono mi è noto. Appartiene anche a me, non per nascita come per l'autore, ma per frequentazione e consonanza. Siamo a Levanto!Leggendole, ho ritrovato la siccità di agosto e il settembre piovoso, ho sentito forte e chiaro il buongiorno levantese che evoca per me un celestiale aroma di focaccia e caffè. Ho annusato il profumo degli ulivi e dell'olio, la fatica che costa, che cresce con gli anni. Ho sentito il peso, insieme lieve e ponderoso, dell'amicizia, il dolore della perdita, la solitudine dell'assenza. Ho provato una particolare empatia con Daria, molto meno - confesso - per gli irriducibili cacciatori.
L'ampia valle di questo nostro luogo bellissimo, i suoi profumi salmastri e campestri, albe e tramonti che ci donano colori difficili da descrivere o riprodurre, il mare racchiuso nel piccolo golfo, talvolta placido, talvolta iroso, esercitano la loro magia su tutti, ma risuonano meglio nelle casse armoniche delle anime sensibili e forti, temprate dalla vita e salde nei loro valori e ideali.
Questo mi è sembrato Tonino Saporiti.
Che poi la parola risulti ingenua, candida, sincera e pulita, schietta e tenera; che racconti di lotte convinte e tenaci contro il male, e amori, e affetti, e progenie, e siti cari imprescindibili; questi sono pregi, valori da difendere, da preservare.
Mi ha fatto sorridere l'immagine di tanti di noi, quasi tutti, che tempestiamo – scelto bene il lemma – l'orizzonte, al tramonto o al mattino, di scatti insensati, convinti di poter conservare davvero qualcosa di quell'istante che intanto in parte ci perdiamo decidendo di impiegare quel momento, quel tempo, nel tentativo di fermarlo. È così che accade.Però, talvolta, capita di riuscire davvero a immortalare il momento e la sensazione di meravigliosa bellezza che ci ha regalato. Per questo, per il titolo, ho scelto una mia immagine: perché mi sembra mostri la bellezza del candore, azzurro in questo caso del mattino a Levanto, fuori stagione.
La meraviglia non si può fotografare, avverte il poeta, ma ci si può provare: a fermarla, a raccontarla, a trasmetterla con una pubblicazione; è giusto e doveroso.
