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undici, il mio numero preferito, giorno del compleanno, mio e di papà
giorno del primo bagno 2025, in barba al 1° maggio e al divieto di balneazione
spiego
Quando vivevo a Milano e Levanto era per me sinonimo di estate e vacanza, aspettavo come l'aria pulita il fine settimana del primo maggio per il primo bagno. [Come me, anche Alice – la protagonista del romanzo che è ambientato appunto tra Milano e Levanto; si intitola, non a caso, Tutta l'estate davanti e lo trovate qui].
Ora che a Levanto abito, vivo, risiedo con tanto di barchino all'epoca solo un sogno, fare il bagno il primo maggio è diventato impossibile.
Ne capita sempre una: il tempo brutto, il mare mosso, un maledetto mal di schiena, il barchino che non è ancora a posto...
Tanto avevo brontolato e protestato e infastidito, che tutto sembrava avermi ascoltato per non sentirmi più: il tempo era previsto splendido, il mare calmo, la schiena pareva in grado di reggere, il barchino era stato sistemato e allestito in ogni sua parte. Mancava solo un aggeggio che però era certo sarebbe arrivato in tempo per essere montato, al massimo si sarebbe tardato di un giorno...
Eccola lì, la maledizione del primo maggio. Già si ipotizzava il rinvio. Tutto però lasciava pensare che mi stessi allarmando senza motivo.
«È pronto l'aggeggio?»
«... Ehm, purtroppo no, te lo porto nel pomeriggio, domani».
«Ma domani è il primo maggio e si voleva uscire al mattino...».
«Domani pomeriggio, prima non riesco».
Ovviamente il primo maggio 2025 è stata una giornata estiva, con il mare che pareva un olio, perfetto per la mia schiena, ma l'aggeggio è arrivato prima di cena e io ero furente contro la maledizione del primo maggio. Però ho cercato di consolarmi pensando a quanta gente – di certo troppa per i miei parametri – avevo evitato e che mi sarei goduta se non altro il giorno seguente, ultimo utile prima di un previsto peggioramento di tempo e mare.
Cosa poteva andar male? Tutto quello che può, secondo la nota legge di Murphy.
Al mattino, con il necessario già imbarcato, poco prima di andare a chiamare il ragazzo del servizio varo, il quadro elettrico del barchino ha pensato bene di non accendersi fino a controllo del tecnico. L'uscita in mare è stata di nuovo rinviata a dopo pranzo, quando – finalmente – siamo riusciti a salpare. Fuori dalla diga a pochi nodi e poi via, a velocità un po' più sostenuta verso Bonassola: di solito l'acqua è più calda, l'ansa è riparata dal vento, l'ancoraggio è comodo, insomma, si va lì.
Ma...
«Non ci si può fermare in questa schifezza!»
«E no di certo, proviamo a tornare verso Levanto, sotto villa Agnelli».
«Per fare il bagno, a quest'ora, va bene anche davanti al Casinò».
Ma...
Mi è costato, parecchio, non mettere in acqua neppure un piede con la temperatura a più di 20 gradi, però era davvero impossibile e rischioso. Brutto dirlo, pareva una fogna a cielo aperto e non potevano essere state le barche, non in quella quantità e diffusione. Siamo rimasti comunque, a goderci un po' di sole. Al rientro, la notizia che era stato anche diramato un divieto di balneazione.
Tutto è stato ampiamente recuperato ieri, 11 maggio. Sarà il numero che mi asseconda e mi accompagna? Non so. Il mare era splendido, il clima caldo, una brezza leggera, acqua freddina ma gradevole e – davanti a Framura – nessun divieto di balneazione. Quindi, primo bagno fatto.
Massimo della piacevolezza? Eravamo soli.