Una vita depressa, sempre in una gabbia, senza mai uscire, lavati tutti insieme con una canna, in attesa di essere eliminati: sto parlando di un lager?
Sì, di un canile com'era almeno fino agli anni '90.
Poi, lento pede, la normativa è cambiata; la presenza attiva dei volontari ha migliorato la situazione: certo, il canile non dovrebbe esistere, in un mondo ideale al quale però bisogna aspirare, tendere e agire perché si realizzi, prima o poi.
Graziella - responsabile del canile di Bibiana, sezione di Valpellice della Lega Nazionale per la Difesa del Cane - racconta del suo più che trentennale impegno nato dalla paura dell'accalappiacani. Mi ha colpito, perché ho “visto” e rivisto e condiviso un'immagine di sopraffazione (la testa bloccata, gli occhi disperati, l'inutile tentativo di liberarsi, la forza ribelle eppure inerme) che per me è sempre un pugno nello stomaco, qualcosa che mi scuote e mi lascia addosso una rabbia lenta da smaltire ma cancellata dal bello delle realizzazioni concrete, dalla solida presenza di volontari competenti e appassionati per i quali il cane è un individuo da accogliere, accudire, comprendere e rispettare per le caratteristiche sue peculiari e perché essere vivente. Così Roberta, per sintonia innata, Paola per studi maturati e maturi, Elena per competenze sempre aggiornate.
Cosa mi ha colpito di più? Lo sgambo libero all'interno della struttura, le uscite al servizio del cane che “decide” dove vuole andare, il tempo dedicato a conoscersi, perché bisogna “far capire al cane che si è insieme”. E sapere che ogni volontario li ama tutti, anche se “c'è quel cane che ti ruba il cuore”.
Grazie!