i libri sono a posto

[Dialogo immaginario sotto la scrivania “traslocata” dell’autore]
nell'immagine, il nuovo panorama al risveglio.

Uff, quando finirà?
Ci vorrà ancora qualche tempo, caro Giatt. La sai una cosa?
Cosa?
Sono orgoglioso di te.
Perché?
Sei stato molto più paziente di quanto pensavo.
Detto da te, è significativo. D’altronde mancava solo che, nella confusione del trasloco, mi mettessi a far le bizze.
Ho visto; nonostante qualche intemperanza, ti sei sforzato di mettere in pratica i miei suggerimenti: accucciarsi e aspettare, con fiducia.
Non ne potevo più di sentirli: e perché sì, e perché no, tieni presente questo, non dimenticare quello; la sera, quando pisolavo sul divano con le loro voci nelle orecchie, che – si sa – sono pure grandi, era uno sfinimento.
Certe decisioni vanno ponderate per bene.
Comunque, alla fine di tutti i ragionamenti, l'hanno presa anche per il mio benessere e la mia sicurezza.
Ne dubitavi?
No, certo. A dire la verità, la "presenza a latere" era fastidiosa e rischiosa, perciò borbottavo, abbaiavo, insomma ero all’erta, ma non davo peso a quella specie di gloglottare sgradevole e irritante oltre la recinzione, finché stava di là, anche se intuivo a chi si rivolgeva. Né me la prendevo con quella poveretta, mia simile, abbandonata a se stessa ogni mattina, che si lamentava a vuoto nel vuoto, senza remissione. Mi sono anche chiesto perché, invece di lenire lo strazio e il lamento, ci fosse qualcuno che la incoraggiava («Dàghe!» ho sentito dire spesso).
Una spiegazione c’è, caro Giatt…
Sì, immagino, ma è talmente assurda che non riesco a pronunciarla.
Lo dico io, tanto mi senti solo tu: più latrava, più dava fastidio; poco importava che stesse male.
Ti rendi conto?
C'è chi scuoia vivo un gatto… cosa vuoi che sia un cane che si dispera; riesce ancora a sembrare una sciocchezza. E aggiungo purtroppo.
Hai ragione, Pedro.
Sei fortunato, come lo sono stato io.
Mi ero allarmato per quella puzza strana, quell’odore di pericolo sparpagliato intorno a casa; era chiarissimo al mio naso che per di più – non ce lo dimentichiamo – è particolarmente dotato: ti ricordi del nome indiano Naso che piscia (o Piscia col naso), vero?
Ricordo bene, episodio e figura barbina di chi ha scattato la fotografia.
Quell’odore, dicevo, più nauseabondo del solito è stato determinante. Dovevamo metterci al riparo da una minaccia certa (dichiarata, tra l’altro) e così pure io, come te, ho vissuto un trasloco.
Ti ho visto un po’ smarrito sulle prime.
Ci avevo impiegato così tanto ad ambientarmi e a considerare quella come la mia casa: con la mia scala, il mio monolocale subito sotto. Qui la scala è diversa, non so se troveranno un angolo simile, però ho tanti amici umani e siamo più vicini all’orto.
Sono stati bravi a farti abituare per gradi.
Non mi hanno lasciato solo neppure mezza volta e ho seguito ogni lavoro, pulizia, spostamento.
Controllando sempre tutto, ho visto.
Eh, certo. Soprattutto le mie ciotole per la pappa e per l’acqua.
Sei riuscito a farla preoccupare, lo sai? Si domandava perché non bevessi più.
Lo so, ma non capiva! Volevo solo la mia ciotola, vicino alla scala. Continuava a usarne un’altra in un posto diverso e non riuscivo a farmi capire se non smettendo di bere.
Intanto, hai approfittato del brodo.
Era buonissimo! Prova ulteriore che bevevo, ma la ciotola dell’acqua andava vicino alla scala.
Che fisima! L’acqua è acqua, non importa dove la sistemano.
Sarà così per te; io volevo la mia ciotola vicino alla scala.
Sei contento, ora?
Quasi.
Cosa manca?
Le cucce.
Ma se ronfavi come un ghiro!
Quella della notte è già vicino al loro letto e ci siamo sparati due ronfate collettive da citare papà Antonio: «Come si dorme a Levanto, non si dorme da nessuna parte».
Lo so, mi sono piazzato sul letto pure io, la prima sera. Sonni davvero ristoratori.
Come non ci capitava da tempo a causa di quell…
Ma lascia perdere, non merita neppure una citazione da parte nostra.
Una bella pipì sì, però.
Quella sempre: liberatoria ed esplicativa. 
E vuoi mettere il panorama al risveglio?
Impagabile.
Al posto di quell...
Lascia perdere, ti ho detto. Parliamo di questioni serie: i libri sono a posto?
Tutti! Spolverati, imballati, trasportati e ricollocati. Ma quanti sono!
Quattro.
Quattrocento, vorrai dire, come minimo.
Aspetta, tu di quali libri stai parlando?
Di quelli di casa, sistemati sulla libreria.
Io parlavo di quelli che ha scritto lei, dove si parla di noi due, quelli che se li compri fai del bene ai nostri simili perché tutto il ricavato è destinato a due canili e ad una fondazione che si occupa di loro. C’è da pensare alla promozione per Natale. Ti ricordi, le lezioni di marketing? Siamo in ritardo.
Stiamo ancora sistemando oggetti e carte e padelle e…
Anche tu sistemi padelle? Aiuti a lavarle, immagino.
Oggi mi hanno beccato che ne ripulivo una ma non avrei dovuto…
Quale alimento proibito hai mangiato?!
Olio delle pol…
Non dirmelo, non voglio approfondire. Pensa piuttosto a una frase carina, originale, accattivante.
Che ne dici di: "Comprateli, leggeteli e compratene altri da regalare"?
Dico che non brilla per originalità.
Non ci possiamo accontentare, per questa volta?
Va bene, ma che non si ripeta.
No, no! E poi, non si trasloca tutti i giorni, almeno spero.