madernino nuovo

Come nella Storia incredibile del dottor Magbude e in Abigail, il piacere della lettura di questi nuovi Tre racconti vittoriani di Federico Maderno catapulta nell’atmosfera misteriosa, inquietante e, per molti aspetti, sordida della capitale dell’impero britannico a fine ‘800.
Come avverte l’autore, toponomastica e riferimenti storici sono rigorosamente verificati, ma tutto il resto è libero volo della fantasia, godimento dell’inventare, intelligente divertimento nel seguire l’abile regia mentre costruisce trame. Non nascondo certo la mia predilezione per questo autore, nostro contemporaneo, di cui ho letto di sicuro tutto quanto pubblicato. Eppure, ogni volta che pubblica qualcosa di nuovo, mi stupisco delle sue capacità e confermo l’opinione: è bravissimo.
Casa Buttler (primo dei tre pezzi) tiene con il fiato sospeso nel tentativo di capire cosa avessero combinato quegli uomini ai tempi di una gioventù scapestrata; la curiosità resta accesa fino all’ultimo rigo (non posso dire di più), quando tutto si scioglie nella riflessione di quanto il rimorso possa macerare un individuo, sempre che sia in grado di provarlo, ovviamente.
In La vanità si segue il sovrintendente capo di Scotland Yard, Alan Curdy, che a sua volta segue le tracce lasciate dai giganteschi topi di Union Court, in una indagine il cui dichiarato scopo è un monito: «la vanità della moda e l’arroganza di certi costumi possono ingenerare i più scellerati comportamenti». Ottimo spunto di riflessione, direi.
Infine, Spettri, oltre a regalare un personaggio delizioso (Lizzy Anderson), racconta di spiritismo, evocazioni, imbrogli e umana dabbenaggine con lo sguardo disincantato dell’uomo razionale che, tuttavia, resta sensibile all’inspiegabilità del paranormale.
Come il solito, una scrittura che trasporta, diverte e induce considerazioni. Da non perdere, dunque, questo nuovo “ultimo” - solo in ordine di tempo - madernino [sui precedenti cfr. qui], che l'autore dedica «a tutte le persone che credono nella forza della bellezza e della fantasia» e, precisa, «scritto senza l’utilizzo dell’intelligenza artificiale».