10 tazze a colazione

Ho sempre avuto un’istintiva diffidenza nei confronti dei social, ma, da quando mi ci sono infilata per la necessità di promuovere ciò che scrivo, ho incontrato soprattutto persone deliziose. Una di queste è Irene Renei.
Ho letto un suo post, in cui parlava anche del suo cane, e ho pensato che avrei voluto scriverlo io. Qualcosa mi ha detto che c’era affinità e tutto quello che ho letto di lei, dopo il nostro primo contatto, me lo ha confermato, compreso questo suo libro, Dieci tazze a colazione, in cui ho trovato altre sintonie: dal metodo infallibile per capire che tipo di uomo si ha davanti, al sudore freddo indotto dalle interrogazioni di matematica (dalla matematica in sé, per quanto mi riguarda); dal ruolo del pianoforte, alla esigenza indispensabile del mare e alla libertà che sa dare, fino alla decisione – che decisione vera e propria non è, ma solo un agire come è giusto – di dire al proprio lavoro quanto era insopportabile e ribaltare la propria esistenza. Per non parlare del cucciolo di cane che suggella un’unione.
L'evolversi dell’esistenza di Irene e del suo nucleo famigliare incrocia le vite di donne e bambini di culture diverse, madidi di esperienze tragiche, bisognosi di supporto: i fili si intrecciano, si annodano guidati da ciò che occorre al momento, i problemi concreti rimandano a principi morali e chiamano in causa la coscienza del singolo; averla «è un dovere per ogni adulto».
La storia racconta l’esperienza di volontariato in una comunità madre bambini e di un affido familiare che consegue in modo innato, naturale e spontaneo, da parte di due adulti intelligenti e preziosi e dei loro figli adolescenti, scrigni delle medesime qualità.
L’autrice avverte nell’introduzione che c’è poco spazio per la fantasia. Gli orrori, di cui gli esseri umani si dimostrano capaci, la superano e l’immaginazione è messa a dura prova quando, di fronte alla necessità di trovare un pertugio in cui infilarsi per aiutare, deve ipotizzare cosa sia stato prima. Per provare a ricomporre vite, straniere ma non più estranee, ridotte in mille pezzi, bisogna sapere com’erano e perché sono andate in frantumi.
La «rete di storie» offerta al lettore attinge alla realtà che ci passa accanto ogni giorno ma della quale, per quanto informati, non siamo del tutto consapevoli. L'autrice ce la offre su un piatto d’argento con una scrittura che sbriciola qualsiasi resistenza o reticenza.
P.S. Se ho compreso correttamente, la libreria sociale «Donne che pensano» che Irene Renei vuole realizzare è un “lavoro in corso”. Credo che a questo libro spetterà di diritto il titolo di «prima pietra».