8 settembre

Tratto dal mio Ufinta, in Anime animali. Racconti
Tutto il ricavato delle vendite va al progetto Non uno di troppo Calabria realizzato da Save the dogs and other animals

Egna, 8 settembre 1943
Dietro al bancone della locanda, dove alloggiava da qualche settimana e dove aveva organizzato la mensa del comando, c’era uno specchio nel quale Antonio notò la sua divisa, più larga e sdrucita del solito. Era stanco. Si sedette a tavola, gli portarono qualcosa che spostò nel piatto con la forchetta. Giuseppe si preoc-cupò: «Non cena questa sera, signor Capitano? Dovrebbe mangiare qualcosa, anche poco».
«Lo so, non ci riesco; ho lo stomaco chiuso. Bisognerebbe capi-re cosa borbottano» e indicò con lo sguardo i proprietari della lo-canda intenti a sintonizzare una grande Radio Marelli a quattro manopole appoggiata su una specie di madia di legno chiaro. La proprietaria della locanda, una donna tozza e sgarbata, con la fac-cia larga, i capelli radi raccolti, gli occhi piccoli puntuti e chiari, la osservava brontolando in un dialetto incomprensibile. Dai gesti, pareva redarguisse il marito perché non riusciva a collocare l’asticella del segnale radio al posto giusto al momento giusto, poi strofinò le mani sul grembiule, spintonò l’incapace coniuge da un lato e prese il controllo delle manopole che le sgusciavano dalle di-ta unte, finché riuscì a sintonizzarsi.
Mancava un quarto d’ora alle otto di sera.
L’annuncio dell’armistizio durò un minuto, forse meno. Ascol-tarono Badoglio parlare; Antonio incredulo e muto come i suoi colleghi. I locandieri si sforzavano di rimanere impassibili e scruta-vano in volto i militari italiani.
«Che ne pensa, signor Capitano?» chiese Giuseppe.
«Niente di buono. Temo che ora cominci il peggio».
«Adunata in caserma!» annunciò pochi istanti dopo un alpino, affacciandosi alla porta della locanda.
I locandieri, lei con le mani sudicie, lui rubizzo, li guardarono alzarsi e uscire in un brontolio di sedie spostate sul pavimento.
Passò qualche ora di concitato vociare nello scambio delle noti-zie appena riferite: la caserma di Colle Isarco era stata attaccata. Vipiteno occupata. A Bolzano si combatteva.
«Signor Capitano, che facciamo?» chiese Giuseppe.
«Vai a recuperare tutti gli abiti civili che trovi».
Giuseppe capì: «Siamo a questo?» chiese.
«Non lo so; portali da Ufinta, nella scuderia».
«E le armi?»
«Pensaci tu».