ci vuole pazienza, con gli anziani...
… ma, a volte, quando c'è la correttezza, capita di ricevere inattesi riconoscimenti [e – detto fra noi – togliersi piccole soddisfazioni].
Protagonisti della minuscola questione, Giacomo e io abbiamo pochi ma determinanti anni di differenza; lui, poi, è nonno felice e innamorato, io non ho figli.
Ci accomuna l’amore: per Levanto, io foresta e lui no, e per la musica dei nostri anni giovani, più giovani per me: il beat, i complessi (lui ne aveva creato uno di successo, ancora protagonista), le canzoni "schitarrate" da chi si divertiva a fare musica con interpretazioni tutte personali e cantava per il gusto di lasciar risuonare note e parole.
Si può considerare Giacomo una delle memorie storiche locali, tuttavia, sbagliava su un dettaglio, si intestardiva nonostante la mia insistenza, le prove, le testimonianze raccolte: «Se te l’ha detto x-y- z è come trovarlo scritto sulla Pravda» mi rispondeva. Finché una tra le dichiarazioni di x-y-z ha trovato un riscontro per lui affidabile.
L’avevo detto e sostenuto: i Giganti sono stati a Levanto, ed è vero!
Grazie, Giacomo, per la pubblica dichiarazione: la verità storica è ristabilita (restano da raccontare i dettagli, ma ci penseremo). È bello sapere che l’onestà intellettuale esiste ancora come è stato bellissimo tutto: la serata, la musica, la canzone dedicata, il piccolo coinvolgimento sull’ultima strofa di Tema: («E chi conclude il tema, Amelia?» – «Enrico Maria Papes»).
Ho cantato a squarciagola tutto, ma proprio tutto.
Ho sbandierato la torcia del telefono (io? sì, proprio io).
Ho colto l’espressione intenerita e sorridente rivolta a tutto il pubblico da parte del ragazzo che portava le consumazioni ai tavoli dell’ex Papillon, oggi Mad Max.
Sono uscita senza voce, con le orecchie peste, ma felice e ringiovanita, almeno nello spirito.
Protagonisti della minuscola questione, Giacomo e io abbiamo pochi ma determinanti anni di differenza; lui, poi, è nonno felice e innamorato, io non ho figli.
Ci accomuna l’amore: per Levanto, io foresta e lui no, e per la musica dei nostri anni giovani, più giovani per me: il beat, i complessi (lui ne aveva creato uno di successo, ancora protagonista), le canzoni "schitarrate" da chi si divertiva a fare musica con interpretazioni tutte personali e cantava per il gusto di lasciar risuonare note e parole.
Si può considerare Giacomo una delle memorie storiche locali, tuttavia, sbagliava su un dettaglio, si intestardiva nonostante la mia insistenza, le prove, le testimonianze raccolte: «Se te l’ha detto x-y- z è come trovarlo scritto sulla Pravda» mi rispondeva. Finché una tra le dichiarazioni di x-y-z ha trovato un riscontro per lui affidabile.
L’avevo detto e sostenuto: i Giganti sono stati a Levanto, ed è vero!
Grazie, Giacomo, per la pubblica dichiarazione: la verità storica è ristabilita (restano da raccontare i dettagli, ma ci penseremo). È bello sapere che l’onestà intellettuale esiste ancora come è stato bellissimo tutto: la serata, la musica, la canzone dedicata, il piccolo coinvolgimento sull’ultima strofa di Tema: («E chi conclude il tema, Amelia?» – «Enrico Maria Papes»).
Ho cantato a squarciagola tutto, ma proprio tutto.
Ho sbandierato la torcia del telefono (io? sì, proprio io).
Ho colto l’espressione intenerita e sorridente rivolta a tutto il pubblico da parte del ragazzo che portava le consumazioni ai tavoli dell’ex Papillon, oggi Mad Max.
Sono uscita senza voce, con le orecchie peste, ma felice e ringiovanita, almeno nello spirito.